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Felice Casucci (Communitas): In Campania una Conferenza permanente del civismo

Felice Casucci (Communitas): In Campania una Conferenza permanente del civismo

NAPOLI – Fosche nubi ma anche raggi di sole nel cielo della democrazia descritti al Festival La Parola Politica ‘Cura‘, promosso dall’Associazione Communitas, che ha visto per tre giorni, negli spazi di IAVIn Arte Vesuvio – alternarsi persone e associazioni per la costruzione di una reale svolta politica all’insegna di civismo, solidarietà, condivisione e sostenibilità.

“Dal Festival emerge un messaggio di vitalità del tessuto sociale, una voglia delle persone che esprimono i differenti territori regionali di esserci e proclamarsi parti integranti della loro storia – dice Felice Casucci, promotore della Rassegna che per tre giorni si è articolata in intensi confronti sulla parola ‘Cura’ -. A queste persone, incarnate dal civismo, la politica deve dare una voce, offrire una visione, l’ossigeno di una speranza”.

Nella complessità di tale osmosi tra sociale e politico si colloca la sfida culturale dell’Associazione Communitas, che rivendica un ruolo non subalterno ma emancipatorio, fondato sul linguaggio del proprio ‘istituzionalismo’. “Le ‘maschere’ degli attori/persone (nell’accezione indagata dal del prof. Roberto Esposito, che ha ispirato anche il nome dell’Associazione), le professioni e i mestieri identitari dei nostri luoghi campani- aggiunge Casucci –  sono stati la provocazione che ci consente di affermare un diritto di cittadinanza non stereotipato ma volto paradigmaticamente al futuro. Un messaggio articolato, che cerca radici, pone interrogativi, ma offre prime risposte, meditatamente semplici, non semplificatorie, a domande puntuali”.

La ‘Cura’ è la chiave di svolta. Chi come me si è occupato a lungo di volontariato può permettersi di affermare che la differenza la fa la nascita alla realtà dell’altro da noi. Tuttavia, per giungere a riconoscere l’altro da noi – spiega Casucci – dobbiamo ‘curare’ l’altro che è in noi. Dobbiamo curarci, sanarci, rigenerarci, ritrovare la ‘nostra’ felicità, per riconoscerci figli di un’ampia genitorialità culturale, chiamati a un compito di solidarietà, una più penetrante coesione economica, sociale e territoriale. Siamo qui giunti al ‘cuore’ della politica, come noi oggi la intendiamo. Da qui la ‘cura’, mezzo ma anche fine. Non si può aver cura degli altri, dei territori degradati, spopolati, isolati senza un cambio di prospettiva. Creare legami, affezioni, empatie. Non servirci degli altri per il solo consenso elettorale ma servire gli altri per una finalità più alta, secondo la scala dei valori consacrati nella nostra Costituzione. La politica del dono (il ‘munus‘, da qui Communitas), convertitasi in dono della politica, è la chiave di questo percorso ambizioso e laborioso, nel quale bisognerà di certo sacrificare qualcosa lungo il cammino: saranno gli egoismi, i settarismi, i campanilismi”.

Numerosi gli interlocutori per la costruzione di una rete e di un percorso condiviso: “nel primo giorno del nostro Festival abbiamo indicato il mondo ideale al quale facciamo riferimento e con il quale faremo questo tratto di strada insieme – dichiara Felice Casucci -. Alle numerose associazioni e organizzazioni non lucrative, chiamate a testimoniare la quotidiana azione di sostegno ai territori e di attenzione alle persone e ai loro bisogni, abbiamo conferito simbolicamente la tessera 2024 di Communitas. Intendiamo continuare così. Aprirci, realizzare un confronto costante per una tutela del cittadino equa e sensibile alle fragilità”.

Entro la primavera 2024 Communitas organizzerà in Campania una iniziativa più strutturata per inaugurare la stagione del dialogo attraverso una Conferenza permanente del civismo che si identifica nella visione dell’Associazione. “Abbiamo modelli già esistenti in Campania e ad essi faremo riferimento – dice Casucci -. Dobbiamo creare relazioni, nuovi legami, stadi di sviluppo inediti, opportunità che discendono dalle virtù presenti sui territori, coinvolgendo le imprese e il fronte sociale sul quale operano, spesso senza alcuna consapevolezza delle amministrazioni locali. Per farlo, abbiamo bisogno di queste ultime. Sono loro la vera barriera frangiflutti contro il degrado che avanza”.

“Non vi è più molto tempo – conclude Felice Casucci -. L’ambizione dei grandi sogni deve fare i conti con la storia. Incombono su di noi emergenze spaventose, da quelle economiche a quelle ambientali, siamo quasi fuori tempo massimo. Occorre coraggio e tempestività. La vera energia alter-nativa al mondo siamo noi”.